Alimentazione è un termine ormai di uso comune in chi pratica un’attività sportiva, anche se spesso viene associato ad un altro di uso corrente, che è la parola “dieta”, la quale purtroppo nella maggior parte di noi evoca sentimenti di “disagio da costrizione/restrizione”.

Con questo intendo dire che ricorriamo alla dieta quando riteniamo che per raggiungere la forma fisica desiderata, si debba entrare nell’argomento alimentare, magari forzando un po’ la mano con regimi ipocalorici estremi, o seguendo alcuni tra i tanti modelli alimentari proposti da riviste (più o meno) specializzate.

Mi riferisco alla dieta del pompelmo, dell’anguria, della banana, o quanto altro si possa reperire nel mercato editoriale, programmi alimentari che sembrano costruiti soprattutto con il fine di generare stupore in chi legge. Forse il problema è la crescita esponenziale che si è vista negli ultimi anni di pubblicazioni che vogliono darci consigli a trecentosessanta gradi sullo stile di vita che sarebbe opportuno seguire se abbiamo l’obiettivo di riportarci in forma.

Spesso, le informazioni fornite non sono accreditate da opportune fonti bibliografiche, e quindi non scaturiscono dalle ricerche degli specialisti del settore. Per contro, esistono pubblicazioni curate da professionisti che ci tengono a dare solo messaggi utili, per evitare il proliferare di idee sbagliate e di controversie nell’ambito dell’alimentazione, sia per lo sportivo che per chi non pratica uno sport. Il problema dell’alimentazione sbagliata ha la sua origine nel fatto che siamo a “digiuno” di informazioni adeguate e attendibili, e questo ci espone al rischio di dare credito ad interlocutori apparentemente affidabili, assidui frequentatori di centri fitness, che assumono talvolta il ruolo di predicatori inneggianti al motto “te lo dico io cosa devi mangiare”.

Mentre la verità è molto più semplice, e introduce ad un argomento assai complesso: ognuno di noi ha delle caratteristiche peculiari, anche nelle reazioni del nostro corpo all’assunzione dei cibi, e produrre un programma alimentare che assicuri risultati certi è compito assai arduo, praticabile in modo professionale (nonché legale) soltanto da chi ha le competenze in merito.

Questo è un concetto valido sia nel caso del soggetto che vuole dimagrire, sia per l’atleta che ricerca un’alimentazione per migliorare la prestazione fisica.

C’è stata in questi anni una svolta positiva nella disponibilità di informazioni relative all’alimentazione, il numero crescente di pubblicazioni alla portata di tutti noi è cresciuto in modo evidente, e questo può significare che esisteva una forte domanda e un desiderio di saperne di più sull’argomento. Questa è la cosa più positiva, cioè il fatto che si stia arrivando alla consapevolezza  che assume una certa importanza conoscere le qualità del cibo che ingeriamo. Fermo restando il piacere indiscutibile di passare del tempo a tavola, mangiando qualcosa di piacevole. L’importante è mettersi in una posizione favorevole nei confronti del cibo, utilizzandolo anche per ottenere maggiore benessere, o miglioramento della performance sportiva.

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