News sulla fatica centrale

L’affaticamento indotto dal’attività fisica è un’esperienza nota a chiunque si allena, specialmente se ad elevate intensità, e si può esprimere come un declino della prestazione muscolare che viene osservato, appunto, nel corso dell’esercizio. Questa incapacità, che si manifesta nel mantenere un livello atteso di forza, può dipendere da fattori sia periferici, cioè i muscoli, e sia centrali, cioè il sistema nervoso. In quest’ultimo caso si parla di fatica centrale, che può essere tradotta come l’incapacità dei neuroni motori di attivare adeguatamente le strutture muscolari. Questo meccanismo è ritenuto un sistema di protezione contro un’iperattività che potrebbe danneggiare i muscoli o addirittura l’intero organismo;  alcuni tipi di doping agiscono su questo meccanismo, inibendolo, ed eliminando così il sistema di protezione succitato.

In passato alcuni studi avevano già richiamato l’attenzione sul neurotrasmettitore serotonina  suggerendo  che nello sviluppo della fatica centrale, questo giocasse un ruolo importante. Non si era riusciti però a spiegare i meccanismi cellulari all’opera in questo particolare processo di affaticamento.

E’ comunque nota l’influenza della serotonina sui neuroni motori, i quali, stimolati dall’innalzamento dei livelli di questo neurotrasmettitore, rispondono con maggiore efficienza e possono così elevare il livello della prestazione motoria.

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Copenaghen e dell’Università di Oxford, ha però scoperto recentemente che, quando i livelli di serotonina diventano particolarmente elevati, molta parte di questa non viene più intercettata dai recettori sulle sinapsi dei neuroni motori, ma  raggiunge il segmento iniziale dell’assone, dove si lega ad altri recettori che hanno un’azione inibitoria sulla generazione dei potenziali d’azione. Questo fatto diviene la causa di una minore frequenza e più bassa efficacia, relativamente agli impulsi che vengono inviati alle innervazioni muscolari.

Come sottolinea Jean-François Perrier, che ha partecipato alla ricerca, questa scoperta può contribuire alla lotta contro l’uso del doping, aiutando a comprendere i meccanismi biochimici di base dei metodi utilizzati dagli atleti per prevenire la fatica centrale.

Journal Reference:

“Proceedings of the National Academy of Sciences”

Foto per gentile concessione del Triathlon Athlete Alessandro Bozzato

 

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