Triathlon e sopportazione del dolore

Dai dati che emergono in uno studio condotto in Israele, si ritiene che gli atleti di Triathlon siano meno sensibili al dolore rispetto ad altri sportivi. Se da ulteriori ricerche, si avrà la conferma dell’ ipotesi che l’allenamento intenso ha conferito ai triatleti questa caratteristica, si potrebbe considerare questa scoperta come un punto di partenza per lo studio della cura del dolore cronico.

La competizione nella disciplina del Triathlon rappresenta un mix estenuante di tre specialità di resistenza: nuoto, ciclismo e corsa nella lunga distanza, eseguite senza tempi di recupero. L’intensità di questa tipologia di gara si spinge al di là di ciò che la maggior parte di noi può sopportare.

Tuttavia, si sa ben poco circa l’origine delle capacità che permettono agli atleti di Triathlon di sostenere tali livelli di fatica. Alcuni ricercatori dell’Università di Tel Aviv hanno pensato di indagare e proporre una possibile spiegazione in merito, come viene riportato nella rivista Pain.

Uno di questi, il professor Ruth Defrin riassume con quest’affermazione i risultati ottenuti:

“Nel nostro studio, i triatleti hanno dimostrato di sentire meno il dolore, facendo rilevare una maggiore sopportazione rispetto a individui di un gruppo di controllo. Pensiamo ci siano fattori fisiologici e psicologici alla base di queste differenze, che aiutano a spiegare come i triatleti siano in grado di operare ad un così alto livello. “

Il dolore è meno intenso per gli atleti

Per il loro studio, il Prof. Defrin e il dottorando Nirit Geva hanno reclutato 19 atleti di triathlon e 17 non atleti.

Il livello dei triatleti era quello di chi si allena per due o più gare di triathlon per anno, tra cui l’ Ironman, una competizione notoriamente difficile dove i concorrenti nuotano per 2,4 chilometri, poi devono percorrere 112 miglia in bicicletta, ed infine eseguire una maratona di 26,2 miglia; il tutto senza pausa.

I non atleti hanno fatto esercizi non competitivi ad un livello inferiore, come il nuoto, il jogging e aerobica.

Entrambi i gruppi sono stati sottoposti a test psicofisici che hanno misurato, tra le altre cose, la soglia, la tolleranza, e l’intensità del dolore.

I partecipanti hanno inoltre compilato alcuni questionari circa il loro atteggiamento verso il dolore, come la paura e il livello di percezione dello stress.

I risultati hanno mostrano che i triatleti e i non atleti identificano il dolore nella stessa misura, ma gli atleti lo percepiscono come meno intenso, potendo così resistere più a lungo.   Ale running

Gli autori hanno concluso:

“I risultati suggeriscono che i triatleti mostrano una maggiore tolleranza al dolore e una modulazione del dolore più efficiente dei soggetti di controllo; questo può essere alla base della loro perseveranza negli sforzi fisici estremi e nella possibilità di affrontare il dolore durante l’allenamento e le gare. Questa capacità può essere aumentata o mediata da fattori psicologici, consentendo una migliore gestione della paura del dolore e dello stress mentale”.

Spiegano che la rilevazione del dolore è solo un processo sensoriale semplice, ma poi una serie di fattori sono coinvolti nella valutazione del dolore. Questi includono l’atteggiamento di dolore, la motivazione e l’esperienza di vita.

I ricercatori hanno scoperto che, rispetto ai non atleti, i triatleti hanno riferito di preoccuparsi e temere il dolore in misura molto minore, e questo potrebbe spiegare la loro maggiore tolleranza.

Potenziale trattamento per il dolore cronico

Precedenti studi avevano scoperto che la manipolazione psicologica può influenzare la percezione del dolore.

Un altro motivo per il quale i triatleti hanno mostrato una tolleranza maggiore del dolore potrebbe essere che questi hanno insegnato a loro stessi, attraverso l’intenso allenamento, a rispondere con forza alle sensazioni di dolore.

I ricercatori hanno suggerito, facendo riferimento anche ad altri studi, che la psicologia del dolore sia strettamente legata alla fisiologia: la combinazione di queste permette agli atleti di triathlon di fare quello che fanno.

Il Prof. Defrin dice: “È molto difficile separare la fisiologia e la psicologia. Ma in generale, l’esperienza è la somma di questi fattori. “

L’auspicio dei ricercatori per il futuro è di scoprire se triatleti fanno quello che fanno perché sentono meno il dolore , oppure se sentono meno il dolore a causa di quello che fanno.

Se si scoprirà che i triatleti sentono meno il dolore a causa del loro allenamento intenso, allora questo potrebbe essere un punto di partenza per il trattamento di persone con dolore cronico.

Chi soffre di dolore cronico è in una situazione simile a quella dei triatleti, con la differenza che il loro dolore ha l’effetto opposto, cioè si indebolisce e non rafforza la loro capacità di inibirlo.

Journal Reference:

  1. Nirit Geva, Ruth Defrin. Enhanced pain modulation among triathletes: A possible explanation for their exceptional capabilities. PAIN, 2013; DOI: 10.1016/j.pain.2013.06.031
 Foto per gentile concessione del Triathlon Athlete Alessandro Bozzato

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